In questo articolo ti dirò cosa lega il Museo della Moda e del Costume a Palazzo Pitti con le attuali sfilate di moda in città e perché vale la pena varcare il grande portone del palazzo per visitare una collezione unica nel suo genere. Pensando a Firenze e alla moda avrai sicuramente sentito parlare di Pitti Immagine, momento cult in cui la città si popola dei personaggi più stravaganti: stilisti, rappresentanti di famose case di moda, modelli, compratori da tutto il mondo, con una buona spolverata di star system a completare lo scenario.
Ma perché proprio a Firenze una manifestazione come questa? Perché è una splendida cornice, mi dirai! Eh no! Splendida lo è, ma non è questo il motivo per cui Pitti Immagine si lega alla città e in questo articolo scoprirai il perché!
Tutto inizia dalla Sala Bianca di Palazzo Pitti
La Sala Bianca di Palazzo Pitti è un grandioso salone da ballo realizzato dai fratelli Grato e Giocondo Albertolli fra il 1774 e il 1776, su ordine del Granduca Pietro Leopoldo di Lorena, noto per la magnifica decorazione neoclassica a stucco bianco. Si trova al primo piano del palazzo ed è la prima tappa obbligatoria di un percorso che vuole parlare della storia della moda italiana e del suo legame con Firenze.
Nella sala Bianca a partire dal 1952, sotto la geniale regia di Giovanni Battista Giorgini, si tennero le prime sfilate che presentavano la nascente moda italiana ai compratori stranieri, contribuendo all’invenzione del mito del Made in Italy. Le sfilate continuarono in questi ambienti sino al 1982, momento in cui la manifestazione aveva ormai assunto dimensioni incompatibili con gli ambienti storici del palazzo.
La nascita del Museo della Moda e del Costume a Palazzo Pitti
Come nasce allora l’idea di fondare un Museo dedicato alla Moda e al Costume? Sicuramente il fatto che i primi passi della Moda Italiana si muovono proprio nella Sala Bianca rende Palazzo Pitti il luogo ideale, ma non sarebbe bastato da solo se non avesse incontrato l’intuizione di Kirsten Aschengreeen Piacenti, che già alla fine degli anni Settanta, nell’ambito della risistemazione del museo degli Argenti, aveva maturato l’dea di un museo interamente dedicato al Costume e alla Moda. Fu così che l’8 ottobre del 1983 fu inaugurato con il nome di Galleria del Costume e allestita nella Palazzina della Meridiana di Palazzo Pitti.
L’idea piacque talmente tanto agli appassionati del settore che subito dopo l’apertura del museo arrivarono le prime donazioni. Umberto Tirelli, costumista, designer e collezionista, offrì in dono un consistente nucleo della sua collezione: abiti storici di grande pregio e costumi teatrali corredati dei relativi bozzetti di scena. Giunsero poi altre donazioni di grande valore come quelle di Emilio Pucci, Roberta di Camerino, della famiglia Florio, la cantante Patty Pravo, a cui si unirono, in anni più recenti, quelle del Centro di Firenze per la moda italiana e Pitti Immagine che hanno donato numerosi pezzi. L’elenco sarebbe lunghissimo a volerli nominare tutti, ma questo spiega l’entità consistente della collezione, che viene esposta a rotazione seguendo tematiche di volta in volta rinnovate. Insomma potrai visitare il Museo della Moda e del Costume a Palazzo Pitti più volte e ti sembrerà di entrare sempre in un posto nuovo!
Gli abiti di Cosimo I, Eleonora e Don Garzia de’ Medici
Unici abiti della collezione storica sempre visibili al Museo della Moda e del Costume a Palazzo Pitti, sono quelli provenienti dalle tombe granducali di Cosimo I, Eleonora di Toledo ed il figlio quindicenne Don Garzia, morto pochi giorni prima della madre nel dicembre del 1562. Gli abiti occupano le sale centrali del percorso, esposti in speciali teche che ne preservano inalterate le condizioni di conservazione.
Quel che resta dell’abbigliamento funebre della famiglia granducale ha richiesto ben dieci anni di restauro e il coinvolgimento una equipe internazionale di studiosi di varie discipline, prima di giungere fino a noi.
Si tratta di straordinari esempi dell’abbigliamento tipico cinquecentesco: giubbone e calzoni assortiti, un berretto e un mantello corto per Garzia, che vestiva esattamente come il padre. Eh già! Devi sapere che la moda giovane, quella per bambini e adolescenti è un’invenzione tutta novecentesca e che prima non esisteva affatto! La bella Eleonora è stata sepolta con una “sottana co’la coda”, che era solo una parte dell’abbigliamento completo indossato dalla Granduchessa, si portava sopra una camicia a vista, completata da maniche e ricoperta da una sopravveste detta zimurra. Delle maniche non vi è traccia, ma restano un busto di velluto rosso che indossava sotto l’abito e le calze. Anche Cosimo fu sepolto con un abito semplice rispetto alla foggia completa. Giubbone in raso, calze in lana e la cappa magna dell’Ordine di Santo Stefano, di cui era il fondatore.
Icone del Novecento al Museo della Moda di Firenze
Dopo questa parte storica si entra nelle stanze dove l’esposizione degli abiti è a rotazione. Fra tutti quelli appartenenti alla collezione, ci sono dei pezzi che rappresentano davvero dei punti fermi in quella che è stata la storia della moda dell’ultimo secolo e che influenza ancora il nuovo Millennio.
Mariano Fortuny
Di Mariano Fortuny, decoratore di stoffe e creatore di abiti, la collezione vanta un modello della Tunica delphos, datata al 1911 circa. Realizzata con una finissima plissettatura Soleil – piegoline disposte a raggiera – con grande scollo a barca in seta color salmone. La tunica è ripresa sulle spalle, decorata da minuscoli bottoncini in vetro di Murano posti sulle cuciture laterali per tutta la lunghezza dell’abito. Completa il tutto una cintura in velluto a nastro. Questo esemplare è una variante della prima tunica Delphos che Mariano Fortuny ideò nel 1907 ispirandosi alla celebre scultura greca l’Auriga di Delfi.
Capi come questo saranno adottati come vesti di scena, ma anche nella vita quotidiana delle stars di quegli anni come Isadora Duncan, Eleonora Duse, Emma e Irma Grammatica, etc… amati anche dalle nobili e dalle donne eleganti dell’alta borghesia, che li indossavano solo a casa: erano ancora troppo audaci per il giudizio della società benpensante di allora!
Coco Chanel
Può mancare Coco in una collezione che si vanta di essere unica al mondo per vastità e qualità dei pezzi posseduti? Ovviamente no! Gabrielle Chanel, in arte Coco, è da considerarsi la prima business woman della moda. Geniale, innovativa, capace di percepire i cambiamenti nell’aria per seguirli, anticiparli e all’occorrenza condizionarli.
Protagonista della semplificazione e liberazione del corpo femminile dalle costrizioni di corsetti e decorazioni da bomboniera, inventa nuove fogge che ancora oggi rappresentano la donna contemporanea. Uno per tutti: il tubino nero!
In collezione una tunica flapper, sfrangiata e realizzata su fondo in crepes di chiffon color ghiaccio e nero, Coco è la prima ad usare questa bicromia, interamente decorato da frange di cannucce di vetro jaisse in gradazione cromatica giocata sui toni del beige e dell’argento fumo. Riconducibile con certezza alla Maison Chanel perché pubblicato sul periodico Femmina del novembre 1924!
Elsa Schiaparelli
La Schiaparelli passa alla storia come couturier inimitabile per l’esuberante originalità e stravaganza a cui concorrono le frequentazioni di artisti come Salvador Dalì, Man Ray, Alberto Giacometti, Pablo Picasso. La Schiap, suo diminutivo, è qui rappresentata da un abito da sera senza spalline e sopra gonna in organza cristal color scarabeo, arricciata e ripresa in taffetà cangiante blu. Chi potrebbe indovinare che questo abito è datato 1947?! Non potrebbe essere tranquillamente esposto fra le stelle di Via Montenapoleone a Milano? Proprio per la sua stravaganza Schiaparelli attrae fra le sue clienti le grandi celebrità: Greta Garbo, Audrey Hepburn, Wally Simpson, solo per citarne alcune. Questo abito in particolare è appartenuto a donna Ida Cavalli Visconti di Mondrone, la stessa vip a cui Salvatore Ferragamo fece indossare la sua prima zeppa in sughero per lanciarla come novità fra le sue clienti!
Valentino Garavani
Fin da bambino Valentino dimostra di possedere un’idea di stile ed eleganza innata. Crea precocissimo il suo primo abito per la zia Rosa, proprietaria di un negozio di passamanerie a Voghera, in via Torino, dove Valentino amava trascorrere interi pomeriggi giocando con passamanerie e pezze. A diciassette anni lascia Voghera per studiare la moda a Parigi. Nel 1960 torna in Italia per aprire un suo atelier a Roma, in via Condotti, dove avviene il suo debutto, che si rivelerà un totale fiasco! Perché il successo lo attende a Firenze…
Arriviamo così al 1962, quando sfila per ultimo nella Sala Bianca di Palazzo Pitti. Il pubblico lo travolge con uno scroscio di applausi.
Mia madre disse: “Li senti? Vogliono te, perché ce l’hai fatta, hai vinto”. Dopo nemmeno un’ora, avevano comprato l’intera collezione ed ero sommerso di ordinazioni.
Da allora è infinita la lista delle celebrità che Valentino vestirà: dalle dive del cinema alle First Ladies.
In collezione un completo del 1966 in crespo di lana a fondo bianco con disegni geometrici stampati neri. Giacca con collo a reverse, sopra un abito senza maniche con corpino in diagonale di lana bianca, scollo rotondo e cintura con fiocco.
Gucci e Versace per Patty Pravo
Nel 2011 è la stessa Patty Pravo a donare alcuni importanti capi legati alla rassegna sanremese di cui è stata più volte protagonista. Sono quattro splendidi modelli creati appositamente per lei.
Spesso in mostra – fra queste creazioni – l’abito Versace del 1984 a forma di kimono con maniche che ricadono sui fianchi e polsini stretti nella parte superiore. Il capo è composto da una specie di maglia metallica chiamata oroton messa a punto da Versace in collaborazione con l’atelier tedesco Friedrich Munch. Indossato in occasione della terza serata del Festival di Sanremo dello stesso anno per il brano dal titolo Per una bambola.
Il mio preferito in assoluto resta però l’abito Gucci del 1987, detto modello Princess dal taglio a sirena, svasato verso il fondo con un lungo strascico. Il capo è uno chiffon di seta nero interamente ricoperto con ricamo di piccole perline nei toni del verde, del blu, del rame e del bronzo. Il busto aderente è privo di maniche con scollatura a goccia sul retro. Ho visto occhi ipnotizzati perdersi fra i riflessi scintillanti del suo meraviglioso strascico… la tentazione di toccarne un lembo è fortissima, ma non si può!
Il modello è una creazione della Maison durante la direzione di Maurizio Gucci (1948-95) che Patty Pravo ha indossato nel medesimo anno per la serata finale del Festival di Sanremo.
Perché visitare il Museo della Moda e del Costume a Palazzo Pitti
Se ti affascina il mondo della moda, ma anche la storia e l’arte ti appassionano, devi assolutamente visitare questo museo così unico nel suo genere. In questo articolo è impossibile essere esaustivi, per esempio non ho citato gli accessori. Fa parte della raccolta una collezione un migliaio di cappelli, per non parlare delle scarpe, ventagli e tutti i complementi che completavano quelli che oggi noi definiamo con il termine outfit.
Manca in questo momento l’esposizione della collezione storica, composta soprattutto da abiti del XVIII e XIX secolo, rappresentati dalle lunghe e ampie gonne, delle crinoline, dei bustini, dalle redingote e le camicie con svolazzi. Quei costumi che fanno tanto “set cinematografico”, portandoci indietro nel tempo fra sale da tè e sale da ballo! Non mancherà un aggiornamento di questo articolo appena la sezione sarà nuovamente accessibile al pubblico.
Nel frattempo se vuoi scoprire Il Museo della Moda e del Costume a Palazzo Pitti insieme a noi di seguito trovi tutte le informazioni utili!
La nostra visita al Museo della Moda e del Costume a Palazzo Pitti
Scegliere un tour che racconti della storia della moda a Firenze può essere non solo coinvolgente, ma anche un modo per diversificare la tua visita dai percorsi turistici di massa. Palazzo Pitti è in verità una meta molto richiesta, ma pochi si spingono oltre il giardino ed il primo piano.
La nostra visita parte dalla Sala Bianca di Palazzo Pitti per proseguire al Museo della Moda e del Costume, raggiungibile passando dal secondo piano del palazzo negli ambienti della palazzina della Meridiana.
Questo tour può essere combinato con una strada e con altri due altri musei che raccontano della storia della Moda a Firenze: la via dei Tornabuoni, il Museo Ferragamo e il Museo Gucci. Questo percorso necessita di una programmazione più lunga, ma potrai avere tutte le informazioni utili contattandoci alla nostra mail.
Info, durata e costi del Tour al Museo della Moda e del Costume a Palazzo Pitti
Info: Il tour è disponibile tutti i giorni dal martedì alla domenica, tranne il lunedì giorno di chiusura di Palazzo Pitti.
Durata: Il tour assieme a noi ha una durata di 2 ore. Se invece andrai in autonomia ti basterà poco meno di un’ora per visitarlo.
Costi: Biglietto Palazzo Pitti euro 10/ 21 + 3 di prenotazione (il prezzo si diversifica fra bassa e alta stagione). Questo biglietto ti darà l’accesso anche a tutti gli altri musei del Palazzo. Qui il link al nostri tour l Palazzo Pitti alla Galleria Palatina e al Giardino di Boboli.
Quanto costa la visita guidata? Le nostre visite guidate partono tutte da euro 150 per max 3 ore di visita, ma per avere più dettagli puoi scrivere a info@iconatoscana.it e ti risponderemo prima possibile.