Palazzo Strozzi ha puntato sempre più in alto con le ultime mostre di arte contemporanea. Da Koons a Kapoor, passando per Eliasson e giungendo a Kiefer.
Mondi diversi che ogni volta portano il visitatore ad allargare lo sguardo, a distogliersi dalle situazioni contingenti, non per eliminarle, ma per leggerle in uno schema più ampio, che potremmo definire universale. E la parola universale è quella che più mi risuona nella testa attraversando le sale della mostra Angeli Caduti.
Kiefer e i suoi angeli caduti in mostra fino al 21 luglio 2024
Quando si varca la soglia di una mostra di arte contemporanea il visitatore si muove in punta di piedi, come un ballerino cercando di trovare un proprio equilibrio tra il suo mondo e quello dell’artista. A volte avviene una lotta, a volte si genera un rifiuto, altre volte ci si sente inermi, schiacciati e sconfitti e a volte, quando siamo fortunati, si viene totalmente assorbiti, come risucchiati da quello che ci viene posto davanti agli occhi.
Con Kiefer mi sono sentita precipitata dentro una grande opera drammatica. Il mondo dell’artista si staglia davanti a noi con luoghi, memorie e fatti ben precisi ma che allo stesso tempo diventano universali. Questo senso dell’universale, attraverso la sua storia personale, è ciò che lo caratterizza non come un cronista ma come un artista.
Sarà per questo che egli ama la poesia, il mito, che sia classico o nordico, la cabala, l’alchimia, la filosofia, l’astronomia, la religione.
I riferimenti dietro le sue opere sono tanti e complessi, a volte è utile rintracciarli per comprendere a nostra volta il viaggio che egli ha compiuto, altre volte sono le opere a trovare la strada verso lo spettatore.
“Sono sempre stato convinto che lo spettatore, l’amante dell’arte completi l’opera dopo che questa ha lasciato lo studio“.
La caduta dell’angelo: Kiefer e il cortile di Palazzo Strozzi
Un’opera gigantesca ci accoglie nel cortile: Engelssturz, La Caduta degli angeli ribelli. Eccoci qua posti subito davanti a un tema biblico che continua idealmente nella prima stanza con l’opera che si chiama Luzifer.
L’Arcangelo Michele che indica il suo nome scritto in ebraico, sconfigge Lucifero e gli altri angeli ribelli. Si genera così un dualismo, una lotta da cui scaturisce il mondo come noi lo conosciamo. L’oro divino e il piombo alchemico; nell’oro si staglia in alto la figura di Michele, citazione di un dipinto di Luca Giordano; nella parte bassa si vedono delle teste staccate dai corpi e degli abiti contemporanei incollati sulla grande tela, i quali emergono a fatica sotto strati e strati di pittura e materia. Un colore verde scuro avvolge tutta la parte inferiore dell’opera dovuto ad uno dei tanti trattamenti (o maltrattamenti si potrebbe dire) a cui Kiefer sottopone le sue opere.
È uno scontro, quello tra Michele e Lucifero che è violenza, ma anche un nuovo inizio. Sono tanti i significati simbolici che ci saltano alla mente osservando quest’opera gigantesca, ma non è questo il luogo per sviscerarli tutti.
Se volete immergervi assieme a noi nel mondo di Anselm Kiefer, seguite questo link per conoscere le date delle nostre visite guidate.
Michele e Lucifero
Noi atteniamoci per il momento all’idea dello scontro. Lo scontro, che è rovina, ma anche inizio della rinascita ed è così che vogliamo proseguire all’interno della mostra. Nell’opera Luzifer notiamo che lo sfondo ricorda una prospettiva rinascimentale, ed ecco che dallo scontro tra i due angeli nasce il nostro mondo che si trova nello spazio-tempo. Sopra incombe un cielo che sembra essersi squarciato da cui fuoriesce un’ala di aereo con il nome di Michele in lettere dorate emergenti dal piombo come in un graffito. Sembra un’ala minacciosa, cha fa paura, ma dal suo piombo si vede emergere un fondo oro.
Ed è l’oro il filo conduttore che ci porta a varcare la soglia della prossima sala.
Eliogabalo… Chi era costui?
La figura di un oscuro imperatore della tarda antichità ripresa da Kiefer, attraverso la lettura di Antonin Artaud il quale non vedeva in Eliogabalo “un pazzo, ma un insorto”, testimonia l’amore e il profondo interessa che Kiefer ha per il mondo letterario.
Qui è l’oro che domina la stanza, come un’immensa opera medievale, la foglia d’oro rimanda al culto del dio sole Baal. Guardando questi due quadri giganteschi si ha la percezione di essere sdraiati su un prato con i girasoli che ci guardano e con un cielo d’oro che ci sovrasta. Al centro troviamo un’opera dell’autore del 1995, anno di svolta nell’arte di Kiefer. Questa sala ci propone un vero e proprio trittico: dobbiamo partire da Sol Invictus del 1995 per comprendere il punto di partenza dell’artista e seguirlo poi nel suo viaggio.
Nell’opera al centro, Sol Invictus del 1995, egli è sdraiato sotto il girasole per riceverne i suoi benefici semi; spostandoci nelle due opere sulle pareti laterali, siamo noi adesso gli esseri sdraiati sotto la benefica pioggia che cade da questi fiori. Assistiamo all’inizio del loro declino ma lo percepiamo anche come il momento della loro maggior fecondità, dobbiamo quindi farci terreno fertile, pronti ad accoglierli. E come il serpente presente in Eliogabalo, sapremo mutare pelle e dirigerci verso il sole.
Filisofia, cabala, mitologia, letteratura…
E così lasciamoci trasportare nelle prossime stanze in altri mondi: quello filosofico, storico artistico, quello della cabala, e il mitologico per tornare nuovamente alla letteratura con uno degli autori più amati da Kiefer: James Joyce.
Negli scrittori scelti da Kiefer possiamo ritrovare un amore per la scrittura come elemento ricreato, non meramente descrittivo. Per capire meglio vi riporto un passo dell’artista su Jean Genet (uno dei suoi autori preferiti) “Genet assimila non solo la natura, ma anche l’architettura, i palazzi, le case […] sfiora appena gli oggetti con una bacchetta magica. Allora smettono di essere quel che sembravano[…]. Quando Jean Genet scrive, non lo fa per metterci al corrente della sua vita o dei suoi sentimenti, ma per edificare un ordine che lui stesso ancora ignora”.
Questa descrizione che Kiefer dà di Jean Genet può essere applicata a Kiefer stesso. Kiefer, come Genet, ha sete di vita. Tutta la vita, non solo il suo piccolo pezzetto, non è lì per raccontarci il suo piccolo pezzetto di vita. Tantomeno è lì per portare avanti un discorso ben vendibile dal mondo dell’arte, ma è lì che incessantemente scava per capire di più del mondo, dell’universo, e per questo prende a piene mani dalle varie mitologie, dalla filosofia, dalla poesia o dalla cabala, da artisti e scrittori di luoghi ed epoche diverse. Per questo forse i suoi atelier sembrano labirinti infiniti, con cunicoli scavati al di sotto, dove potersi perdere e riemergere, dove poter andare alla ricerca dell’ordine che lui stesso ancora ignora.
Dipinti irradiati, 1983-2023
Questa sensazione di vertigine in cui perdersi viene esperita dallo spettatore nella stanza più affascinante di tutta la mostra, dove 60 dipinti sono appesi sulle pareti e sul soffitto e riflessi da uno specchio enorme che ci risucchia dentro, come a farci cadere dentro le opere stesse. Lasciatevi risucchiare, perdetevi con Kiefer. Egli tutti i giorni opera su di sé questa caduta (come quella degli angeli ribelli) e opera anche una sua, non voglio dire resurrezione, ma con un termine caro all’artista, metamorfosi. Egli è un essere in divenire, mai fermo, mai arrivato che come un bambino è curioso per la vera ricerca umana, da quella dei filosofi, a quella degli astronomi a quella dei poeti. Non c’è un punto di arrivo, ma come per i grandi artisti del romanticismo tedesco (a cui egli è debitore) c’è la percezione della grandezza dell’uomo e al contempo della sproporzione rispetto a tutto ciò che lo circonda e che continuamente lo attrae.
Quando e come visitare la mostra Angeli Caduti di Anselm Kiefer a Palazzo Strozzi
La mostra, inaugurata lo scorso 22 marzo, rimarrà aperta fino al 21 luglio tutti i giorni dalle 10 alle 20 e, come al solito, l’orario si prolunga tutti i giovedì fino alle ore 22.
Se sei interessato a visitare Angeli Caduti assieme a noi puoi consultare le nostre date in calendario, altrimenti se hai organizzato un gruppo, puoi contattarci direttamente per email a info@iconatoscana.it per fissare la tua visita.
Se vuoi consultare il sito ufficiale della mostra qui trovi il link