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Visita la Cappella Brancacci a Firenze

Sommario

Sicuramente tutti conoscono la Cappella Sistina, il capolavoro indiscusso dipinto dal grande Michelangelo in Vaticano nel ‘500. Pochi però sanno che, nei suoi anni da giovane apprendista pittore a Firenze, il giovane Buonarroti era solito visitare e copiare gli affreschi di un’altra importante cappella, da cui trasse forse ispirazione per i lavori della sua maturità: stiamo parlando della Cappella Brancacci, capolavoro del primo Rinascimento a Firenze. La visita a questo capolavoro non può mancare nella lista di coloro che amano l’arte o che vogliono comprendere da dove nasce il Rinascimento.

Nell'immagine si vedono alcuni schizzi di Michelangelo tratti dagli affreschi di Masaccio nella Cappella Brancacci

Dove si trova la Cappella Brancacci

La Cappella è situata all’interno della Chiesa del Carmine nel quartiere di San Frediano, parte della zona detta Oltrarno. Siamo quindi a sud del fiume Arno, in una zona oggi molto rinomata per le botteghe artigiane e i locali che ancora mantengono uno spirito fiorentino autentico.

Questa zona nel Medioevo era una delle più povere della città, vicino al cosiddetto “borgo pitiglioso” ovvero pidocchioso: un nome, un perché! Si trattava di un quartiere perlopiù operaio dove sorgevano molti stabilimenti di tintori dei tessuti di lana su cui Firenze stava costruendo la sua ricchezza.

Proprio nella fiorente industria laniera del quartiere si distingue la famiglia Brancacci, piccoli imprenditori tessili che durante il 1300 guadagnano fama, potere e denaro e decidono di acquistare il patronato di una cappella nella chiesa di quartiere: Santa Maria del Carmine.

La cappella viene dedicata, su richiesta di Pietro Brancacci, proprio al suo santo patrono, San Pietro e si decide quindi di decorarne le pareti con la sua storia.
Il lavoro viene affidato al pittore Masolino assieme al più giovane Masaccio.

Masolino e Masaccio, la strana coppia

Ritratti di Masolino Masaccio Brunelleschi e Alberti nella Cappella Brancacci

I due pittori incaricati del lavoro non potevano essere più diversi, uniti forse da un’unica cosa: entrambi avevano Tommaso come nome di battesimo, il che probabilmente portò ad usare i soprannomi con cui poi sono rimasti famosi.

È proprio dai nomi che si ricava qualcosa della loro personalità e stile:
Masolino, minuto di statura e mingherlino, era ai tempi dei lavori alla Brancacci già quarantenne. Artista affermato ma sicuramente con uno stile un po’ antiquato, che possiamo definire ancora tardogotico, e con una tendenza un po’ naif nella descrizione dei dettagli.

Dall’altro lato troviamo Masaccio ovvero Tommasaccio, soprannome che ci viene spiegato da Vasari così: “Non già perché e’ fusse vizioso, essendo egli la bontà naturale, ma per la tanta straccurataggine”. Non dunque una persona cattiva ma uno che ha poca cura di sé e del suo aspetto. Gli interessi di questo giovane artista sono tutti per l’arte e per le novità che nella sua Firenze si stanno sviluppando: l’alba del Rinascimento.
Frequenta ed è influenzato da Donatello e Brunelleschi, da cui ha probabilmente imparato l’arte della prospettiva che nei suoi affreschi alla Brancacci è messa magistralmente in atto.

La visita alla Cappella Brancacci: due modi diversi di vedere il mondo e l’arte

 Per capire meglio le differenze tra i due pittori guardiamo i due affreschi che aprono il ciclo della Cappella: la Tentazione di Adamo ed Eva di Masolino e la Cacciata dal Paradiso Terrestre di Masaccio.

Masolino dipinge i due progenitori immersi in un bosco incantato e privo di intemperie, ignari dei guai in cui si stanno per cacciare, leggeri e sospesi in uno spazio ancora bidimensionale.
Masaccio, invece, mostra Adamo ed Eva sconvolti da un pianto disperato, consapevoli del loro errore, e vittime di un angelo spietato che li caccia via dall’Eden armato di spada per mandarli in una terra brulla e arida in cui però notiamo una cosa nuova: l’ombra portata alle loro spalle. I due entrano in un mondo tridimensionale e sfaccettato da mille sentimenti diversi.

Tra questi due affreschi notiamo perciò tutta la differenza tra l’arte tardo medievale ancora prevalente all’inizio del Quattrocento e la novità portata avanti da un gruppetto di artisti d’avanguardia: è il Rinascimento che fa capolino dalla sua culla.

Una storia travagliata

La storia della Cappella Brancacci è anche quella di un grande lavoro incompiuto. 

La famiglia Brancacci venne esiliata per alcuni decenni e quindi con la partenza della committenza si interruppero i finanziamenti spingendo Masolino a lasciare Firenze per seguire la sua carriera nella lontana Ungheria. Anche Masaccio dovette abbandonare i lavori e si spostò a Roma dove, in circostanze non chiare, morì a soli 26 anni. Una carriera interrotta bruscamente che lasciò nei suoi contemporanei un sentimento di sconfitta tanto da portare Brunelleschi a rimpiangere il collega pittore esclamando “Noi abbiamo fatto in Masaccio una grandissima perdita”. 

I Brancacci poterono tornare a Firenze soltanto alla fine del ‘400 quando si affidarono i lavori di completamento al giovane Filippino Lippi.

A metà del Settecento si decise poi di creare una nuova cupola sopra la cappella, distruggendo le pitture realizzate da Masolino nel 1400. La volta venne poi ridipinta da un pittore barocco con uno stile diversissimo da quello originale, e la differenza si nota subito entrando.

Infine un piccolo miracolo: nel 1771 la Chiesa del Carmine venne distrutta da un incendio ma incredibilmente la Cappella Brancacci si salvò dai danni più ingenti, pur venendo danneggiata dal fumo.

L'interno della Chiesa di Santa Maria del Carmine ridecorata dopo l'incendio del 1771. Nel transetto destro, non visibile nella foto, si trova la Cappella Brancacci

Il restauro della Cappella Brancacci

Per molti decenni dunque si è descritto Masaccio come un’artista che preferì una tavolozza di colori bruni e terrosi, fino al più importante restauro effettuato sugli affreschi, eseguito tra il 1981 e il 1990, che ha riportato alla luce i colori originali, anneriti da secoli di polvere e pitture aggiuntive oltre che dal fumo del gravissimo incendio settecentesco.

Valutate voi stessi la differenza tra com’era e com’è!

L'immagine proviene da wikipedia e mostra la cacciata dall'Eden di Masaccio nella Cappella Brancacci prima e dopo il restauro

Di recente si è concluso un intervento di monitoraggio che ha tenuto semi chiusa la cappella per quattro anni fino alla riapertura proprio pochi mesi fa (maggio 2024). Saranno probabilmente necessari altri interventi di restauro in futuro per mantenere in salute un’opera tanto preziosa e delicata, quindi vi invitiamo a non perdere l’occasione di visitare la Cappella Brancacci adesso che finalmente è possibile vederla nella sua interezza.


Visita la Cappella Brancacci: come e quando accedere?

Nella foto si vede la facciata rustica della Chiesa di Santa Maria del CArmine con accanto l'ingresso al chiostro che porta alla biglietteria della Cappella Brancacci

Per visitare la Cappella Brancacci occorre raggiungere Piazza del Carmine ma attenzione, non bisogna entrare in chiesa: l’ingresso alla Cappella è dalla porta a destra della facciata. Da qui si accede al chiostro dove è situata la biglietteria e l’effettivo ingresso della Cappella Brancacci.

La cappella è aperta tutti i giorni tranne il martedì dalle 10:00 alle 17:00, la domenica dalle 13.00 alle 17.00. Si tratta di uno spazio piccolo quindi accessibile a poche persone per volta e con turni di permanenza di 30 minuti massimo. Vi consigliamo perciò di prenotare il vostro biglietto in anticipo sul sito ufficiale per non rischiare di trovarli esauriti una volta arrivati sul posto.
Vi consigliamo di arrivare 10 minuti prima dell’orario prenotato perché i ritardi non sono tollerati e si rischia di perdere il turno di ingresso. Nell’attesa è comunque possibile fermarsi a vedere un video introduttivo proiettato in una sala adiacente alla biglietteria.

La nostra proposta di visita della Cappella Brancacci

Tra i nostri tour trovate la Cappella Brancacci in abbinamento alla Basilica di Santa Maria Novella ma data la sua posizione nel quartiere dell’Oltrarno, è possibile anche organizzare insieme un giro degli artigiani ancora presenti nel centro storico: abbiamo parlato diffusamente in due articoli delle nostre botteghe preferite sia nella zona più vicina alla Brancacci, nel Di là D’arno, che nella zona più antica, il Di qua d’Arno

Per finire un piccolo plus: la Fondazione Salvatore Romano

Se visitate la Cappella Brancacci nei giorni di sabato, domenica e lunedì, troverete incluso nel biglietto anche la possibilità di visitare la Fondazione Romano, ospitata all’interno dell’ex refettorio della chiesa di Santo Spirito, raggiungibile in pochi minuti a piedi dal Carmine.

nella foto si vede l'interno della fondazione salvatore romano, ospitata nel refettorio del convento agostiniano di Santo Spirito a Firenze

Si tratta di una piccola collezione di oggetti d’arte e d’antiquariato raccolti e poi donati al Comune di Firenze da Salvatore Romano. Fiorentino d’adozione, Romano lavorò come antiquario tra Otto e Novecento e si distinse per la sua passione per l’arte Medioevale e Rinascimentale. All’interno della collezione si trovano opere di Jacopo della Quercia, alcuni frammenti attribuiti a Donatello e sculture di Tino di Camaino, oltre al grande affresco del Cenacolo dipinto dall’Orcagna già presente all’interno della sala.

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